E poi arriva il giorno che si cede allo smartphone..

Ho scritto tempo fa di connessioni infelici citando dati di alcune ricerche che evidenziavano come l’uso degli smartphone stesse rendendo le persone praticamente quasi private dell’utilizzo di un braccio; oggi, doverosamente, mi sento incaricato di scriverne da novello fruitore avendo il mio vecchio, caro telefono cellulare normale smesso di funzionare e constatando che sul mercato di simili oltre a non esisterne più quei pochi che permangono sembrano relegati lì quasi in virtù di un sentimento di pietà per dinosauri nostalgici o semi incapaci alla tecnologia. Poi a dirla tutta per il mio lavoro effettivamente le caratteristiche di uno smartphone sarebbero state già da tempo immemore utilissime o forse quasi necessarie se non mi fossi ostinato a respingerle più per pigrizia che per idealità.

Questo significa che abbia cambiato idea sugli smartphone e la nuova cultura che perseverano a propugnare? No, lo ribadisco, confermo e sostengo senza esitazioni, ma che sia rimasto immune dalla trappola dell’arnese, anche per i pochi giorni in mio possesso, devo ammettere e confessare un’amara sconfitta.

E’ più forte di noi, ammettiamolo. Più forte di noi sentirci collegati ed indipendenti, mai persi, sempre in grado di rispondere ad una domanda, sempre sul punto di poter balzare da un capo all’altro del mondo. “Cittadini del mondo” anche in una stanza, in una strada, magari in bagno.

Lo smartphone diviene rapidamente un familiare come lo fu per i primi cellulari, solo in maniera più pervasiva, affettiva, disponibile, esaltante.

Se sei solo per la strada pare quasi che tu non abbia bisogno di nessuno, magari neppure di una chiacchiera, mai e poi mai chiederesti più un’informazione, puoi anche fregartene delle insegne e dei volti di un locale  se puoi scegliere il miglior caffè semplicemente compulsando due tasti.

Proprio quello che ci voleva, mi dico, in una comunità scomunicata come la nostra, dove da soli già siamo stati in grado di seminare folte distese di deserti.

Certo ci aiutarono prima la deliziosa radio, poi l’amatissima tv, i cari telefoni a filo, ma ora abbiamo il mondo in una mano!

Non sono certo matto a dire che rinuncerei a tutto questo né che lo condannerei. Lo uso, mi ci trovo, mi ci beo, solo che non posso non ammettere che entrare sempre più rapidamente nella cerchia degli inebetiti dalla libertà ergastolana è cosa talmente facile da rendere tanto più ridicoli e amari.

Forse ho il mondo in una mano, ma ho più paura che mi cada quello a terra che non io dentro un fosso, un fosso pieno di gente come me che pensa di volare e che forse un giorno, solo con la batteria scarica, alzerà la testa per cercare un volto, o forse una presa.

Durissimo? Sì, ma è così, inutile raccontarsi favole, e poi io, ora con il mio smartphone mi sento un po’ più frizzante, talvolta allegro, sorridente, spesso spento a fissare che parli questo mio nuovo amante.

Pubblicato da aiutobonariacomposizione

Dopo varie esperienze personali di reclami per le più varie esigenze di vita quotidiana in cui purtroppo tutti noi abbiamo modo di imbatterci: dai problemi di richiesta di verifica di bollette spesso discutibili, difficoltà nelle domiciliazioni bancarie e controversie varie rispetto a problematiche relative ad utenze, mancati o tardivi interventi tecnici per il ripristino di servizi interrotti, segnalazioni di situazioni di degrado ambientale oppure ricorsi alle Autorità Garanti o ai sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, ho nel tempo maturato la convinzione e l’esperienza che molti rinunciano alla tutela dei propri diritti o per mancanza di conoscenza o per mancanza di tempo, pazienza, capacità di seguire la burocrazia dei reclami. Eppure, qualora si sappia impostare nel modo giusto un reclamo, un ricorso o una segnalazione, peritandosi di individuare anche i corretti referenti ai quali far giungere la nostra comunicazione, molto spesso buona parte delle problematiche possono essere verificate e risolte senza rinunciare alla tutela dei propri diritti e senza affidarsi da subito all’assistenza di un legale che, oltre a dimostrarsi talora un decisione piuttosto costosa, è anche troppo spesso una strada lunga ed eccessiva per la risoluzione di alcune controversie più facilmente affrontabili con una giusta segnalazione della problematica o ricorrendo a canali di risoluzione spesso disponibili ai cittadini ma dei quali si ha scarsa conoscenza. Sia in prima persona che poi, successivamente, aiutando alcuni miei amici, mi sono reso conto che era possibile, in gran parte dei casi, affrontare problematiche di varia natura semplicemente impostando correttamente la richiesta o la segnalazione di cui necessitavano. Nel tempo molte persone, solo con il passaparola si sono rivolte a me perché “sfinite” da vari disguidi per i quali non riuscivano a trovare risposte, anche a loro, in base al tempo a mia disposizione, ho cercato di dare un aiuto. Più di uno mi ha consigliato di estendere questa mia esperienza alle moltissime persone che avrebbero potuto giovarsene, ed ho sempre risposto che lo avrei fatto se avessi potuto vivere di rendita, poiché impostare un reclamo o segnalazione nel modo corretto necessita di cura, concentrazione e tempo. Poi le continue richieste e la buona percentuale di risposte e di soluzioni, mi hanno convinto a comunicare questa possibilità. Per cui, per chi ne necessitasse, mi rendo disponibile a valutare le necessità di segnalazione, reclamo o ricorso a fronte di un rimborso spese, configurabile come un contributo libero per il tempo necessario alla predisposizione del reclamo (non essendo io né un avvocato né un’associazione di consumatori o altro ma un semplice cittadino). Ho voluto chiamare questa mia piattaforma web A.B.C., acronimo di “Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie” perché credo che di questo semplicemente si tratti, un’ABC dei diritti che troppo spesso, purtroppo, anche per poca conoscenza o esperienza, paiono non esistere.