L’EPILOGO DI UNO “STATO DI DIRITTO ”: SI “DIMETTE ” ANCHE IL PROCURATORE GENERALE DELLA SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE RICCARDO FUZIO
Ieri, 4 luglio 2019, ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione Riccardo Fuzio ha chiesto di “essere collocato a riposo anticipato”, si tratterebbe, anche se non formalmente, di “dimissioni” qualora l’atto non interessasse una delle più alte cariche di uno Stato di Diritto, ed allora i termini mutano.
Ieri, 4 luglio 2019, ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Procuratore Generale della Suprema Corte di Cassazione Riccardo Fuzio ha chiesto di “essere collocato a riposo anticipato”, si tratterebbe di dimissioni qualora l’atto non interessasse una delle più alte cariche di uno Stato di Diritto, ed allora i termini mutano.
Del resto la decisione di Riccardo Fuzio è arrivata dopo il pressing dell’Associazione nazionale magistrati e dalla corrente Unicost (di cui il pg dimissionario fa parte), che nei giorni scorsi hanno chiesto un suo passo indietro dopo il coinvolgimento nella vicenda dei magistrati indagati per le cene negli hotel romani con l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. A questi incontri ha partecipato anche Cosimo Ferri, deputato del Pd ma ancora magistrato in aspettativa, motivo per cui lo stesso Riccardo Fuzio ha promosso un’azione disciplinare. Personaggio centrale della vicenda è il pm di Roma Luca Palamara, sul cui telefono cellulare era stato installato un trojan che ha registrato le conversazioni dell’ex presidente Anm. Tra queste anche quelle con Fuzio, che ha avvisato Palamara dell’inchiesta per corruzione che i magistrati di Perugia hanno aperto sul suo conto. Nella fattispecie, Fuzio ha raccontato quello che c’era nelle carte, ovvero le spese sostenute da Fabrizio Centofanti per i viaggi e altri benefit di cui ha goduto Palamara.
Quelle che emergono sul conto del Procuratore Generale della Cassazione per l’Anm sono condotte “ancora più gravi in quanto riferite al titolare di un Ufficio che ha, tra le proprie prerogative, anche l’esercizio del potere disciplinare, ed è membro di diritto del Consiglio Superiore della Magistratura”. La magistratura, le istituzioni repubblicane e i cittadini – continua il sindacato delle toghe – “si attendono oggi un gesto di responsabilità, capace di separare la vicenda personale, ed il corso delle indagini, dalle istituzioni, onde preservarle da ulteriori effetti devastanti rispetto a quelli che già si sono prodotti”.
Ieri le “dimissioni ”.
Ecco le intercettazioni che inguaiano il procuratore generale Riccardo Fuzio.
P. S.
Perdonate l’ingenuità, non sono un avvocato, né un magistrato né un giurista, ma quanto affermato ed intercettato riguardo il Procuratore Generale Fuzio non rientrerebbe nella configurazione di reato, e nel tal caso il Ministro della Giustizia non potrebbe o dovrebbe promuovere un’azione disciplinare a carico del Procuratore stesso (che però pare possa farlo solo facendo “richiesta di indagini al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione”, quindi lo stesso interessato, che in teoria dovrebbe promuovere un’azione disciplinare contro se stesso, opzione che a tal punto parrebbe forse onorevole), e comunque, parimenti, in Italia, l’azione penale non permane ancora obbligatoria?