E’ con un poco di rammarico ma non certo di stupore che vorrei parlare del mondo del cosiddetto “consumerismo”, termine orrendo almeno quanto quello di “consumatore”, al posto del quale consiglio e mi permetto sempre di adoperare quello di persona. Gli “ismi” infatti mi sembrano sempre un po’ più attinenti al lucro e all’economia che al reale aiuto ed alla solidarietà. In ogni caso, partendo io dal presupposto che alcune “Reti di Tutela” come Sindacati ed Associazioni di Consumatori dovrebbero agire in modo tale che le persone si informino e formino da divenire maggiormente in grado di autotutelarsi, talora mi pare di riscontrare che la situazione paia ribaltarsi rendendo le persone sempre più bisognose e spesso incanalate verso strategie di difesa non sempre del tutto consigliabili o ragionevoli. Insomma se mi reco da un’associazione di consumatori mi aspetto di essere assistito affinché riesca a dirimere la mia controversia con la minor spesa e nel miglior modo possibile, intenderei mediare attraverso un aiuto competente e solo in ultima istanza, solo qualora strettamente necessario e ragionevole, far ricorso ad un avvocato e ad un’eventuale azione giudiziale, perché altrimenti ad un legale potrei tranquillamente rivolgermi autonomamente.
Ebbene le dimensioni e l’organizzazione di alcune associazioni spesso mi hanno lasciato un po’ perplesso a tal proposito, ma non essendo io addentro a questo mondo quanto piuttosto un tiratore libero che presta il suo aiuto, per quel che gli è possibile, volontariamente, non mi sono mai permesso di esprimere giudizi affrettati se non direttamente sperimentati.
Poi in questi ultimi mesi, avendo io già un lavoro e solo del tempo a disposizione da dedicare a questo mio impegno civico a tutela delle persone, ho pensato che forse avrei potuto dedicarne un poco presso un associazione di consumatori per avere modo di aggiornarmi e di capirne il funzionamento dall’interno, mettendo a disposizione la mia piccola esperienza per una collaborazione totalmente volontaria e gratuita forse di reciproco interesse, questo specificando di non avere ovviamente alcuna intenzione di fondare associazioni poiché i miei intenti sono evidentemente di diversa natura e privi di statuti organizzativi od organigrammi di sorta.
Ho quindi scelto tre associazioni non troppo lontane dal mio lavoro per evidenti ragioni di tempo e scritto loro quanto detto. Ebbene, nonostante più di una lettera e una opportuna telefonata per avvisare e confermarne l’invio, nessuna di queste tre ha invece inteso opportuno fornirmi una risposta, neppure negativa.
Bene mi sono detto, proprio al servizio del cittadino, quanto meno a livello di cortesia!
Cito le associazioni a cui ho scritto perché non vorrei far torto alle altre che magari mi avrebbero risposto: UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI, CODACONS, ADICONSUM. La prima risulta essere l’Associazione più antica d’Italia, la seconda anch’essa storica e piuttosto conosciuta e la terza addirittura di riferimento del sindacato CISL.
Quali potrebbero essere stati i motivi per non ricevere neppure una risposta? Diffidenza? Indifferenza? Noncuranza? Timore che io potessi essere un competitore piuttosto che un collaboratore?
Non saprei, e forse chissà dopo questo articolo magari mi chiameranno per chiarirmi la cosa anche solo a livello di cortesia, ma l’approccio, di certo, mi ha confermato per lo meno alcune antiche perplessità.
A volte forse ci si dimentica delle cose più palesi. Essere Associazioni dei Consumatori significa essere al servizio delle persone, quando non appartenere alle persone stesse e non al servizio di non saprei bene cosa tanto da non avere neppure la grazia di rispondere ad un’offerta volontaria di una persona sinceramente interessata ed evidentemente senza secondi fini. Io questo mio lo chiamo impegno, servizio, più che attività, l’altro non saprei come chiamarlo. Ma forse qualcuno potrà illuminarmi in proposito.