Il grande passo (falso?) della nuova Banca

La nostra epoca sta mutando radicalmente le consuetudini, i modi, i gusti e inesorabilmente anche gli orizzonti di quelle strutture un tempo pensate “invulnerabili” a qualunque passo di stagione.
La notizia di questi giorni, che riguarda il mondo bancario, sembrerebbe frutto della semplice strategia commerciale di una banca, una grande banca internazionale, peraltro nata “mista” e non propriamente digitale, che da banca evolutamente ordinaria sta compiendo un passo che si può immaginare sarà probabilmente in grado di mutare e trascinare, lungo un solco che sembra già tracciato, l’intero sistema bancario, e non necessariamente in meglio.

Parliamo della ING, la famosa “banca arancione” olandese prima nota per la celeberrima zucca del suo “conto arancio” (chi non lo ricorda), ultimamente per un più istituzionale leone. Ebbene recentissima è la notizia che la ING BANK, dal 1° luglio di quest’anno, eliminerà completamente, dall’intero territorio nazionale (forse un unicum in Europa), Atm e Casse Automatiche, dismettendo in tal modo drasticamente l’uso del contante e l’intera filiera relativa alla sua gestione ed ai suoi costi, rivisitando ampiamente anche la sua intera rete agenziale. L’operazione sembrerebbe volta, oltre che a una riconcettualizzazione dell’idea stessa di istituto di credito, anche ad un abbattimento dei costi ordinari e ad una decisa selezione della clientela. Che poi vada altrettanto incontro alle aspettative che ING auspica è cosa che si dovrà vedere, anche alla luce di molti fattori, non ultimo quello che se la proposta di riforma presentata da Bancomat Spa sui prelievi di contanti agli sportelli dovesse andare in porto potrebbe verosimilmente riservare cattive sorprese ai clienti stessi.

Se infatti dovesse passare l’esame dell’Antitrust il nuovo modello di remunerazione del servizio di prelievo cancellerebbe di fatto la commissione interbancaria e darebbe ad ogni banca proprietaria dell’Atm la facoltà di decidere in modo autonomo il costo che i clienti delle altre banche dovrebbero sostenere per ogni prelievo. Cosa che verosimilmente potrebbe comportare un aumento dei costi per il prelievo di contante in ATM diversi da quelli del proprio istituto. La banca olandese è forse la prima a percepire la necessità di affrontare le “strettoie” createsi con l’appiattimento dei tassi di interesse, il sopravvento dei sistemi di pagamento alternativi, delle monete virtuali e la tendenza, per chi può, al risparmio e all’accantonamento sul conto corrente. Questo senza dimenticare il blocco di acquisizione di nuova clientela impostole nel 2019, e per oltre un anno, dalla Banca d’Italia dopo un’ispezione in cui emersero delle carenze nei processi di antiriciclaggio e che è costata alla banca sia un’intrinseca penalizzazione economica che una sanzione pari a 30 milioni di euro.

Certo oggi ING ha candidamente spiegato al Sole 24 Ore che “il 96% della sua clientela opera solo tramite canali digitali e 7 su 10 prediligono lo smartphone”, di conseguenza, l’obiettivo dichiarato è quello di fare in modo che gli operativi attivi nelle filiali puntino sui “prodotti a valore aggiunto, come consulenza su prodotti e investimenti”. Insomma una decisa virata verso una banca d’investimento. Però c’è un però.

In primis che l’entità dell’operazione non sembrerebbe dovuta a motivazioni di stringente necessità o sopravvivenza dal momento che il gruppo ING stesso dichiara di aver chiuso il quarto trimestre 2020 con un utile netto pari a 727 milioni di euro, con un numero di clienti primary retail in crescita di 578mila unità, che ha portato il totale a quota 13,9 milioni, e i clienti retail a 39,3 milioni e successivamente, ma non secondariamente, che, se è vero che ogni istituto privato ha le proprie strategie industriali di business è altrettanto vero che Il servizio bancario è strumentalmente connesso al soddisfacimento dei bisogni essenziali e, pertanto, lo stesso viene considerato dal legislatore nella disciplina di quelli che vengono definiti ‘servizi pubblici essenziali’. Può quindi una strategia aziendale andare eventualmente a confliggere con la sua vocazione e dimensione di servizio pubblico normativamente attribuitole? La chiusura completa di atm, casse automatiche e della circolazione del contante, nonché delle filiali come originariamente intese e concepite, non contemplerebbe una penalizzazione se non una limitazione o restrizione di un servizio pubblico essenziale? E se è pur vero che i digitalizzati per necessità o natura forse non troppo potranno percepirne la portata, coloro che legittimamente volessero continuare a fruire dei servizi ordinari, o tradizionali, e che in buona parte potrebbero coincidere anche con le persone più esposte e vulnerabili, si troverebbero rapidamente costretti a dover digerire un modello di banca completamente rivoluzionato. Tutto questo è possibile, pensabile, ma è attuabile?

O forse se una banca si chiama ancora banca, e quindi servizio pubblico essenziale, potrebbe sì ridimensionare la sua presenza fisica sul territorio ma prevedendo inalterati un numero minimo garantito di servizi indispensabili ed inalienabili per una persona, un cittadino, ancor prima che per un cliente, un consumatore o un investitore? Il punto, non da poco, anzi da molto, non risiede nella libertà di un cliente di poter cambiare banca se insoddisfatto, bensì nel concetto stesso di un istituto che se mutasse così ampiamente le proprie funzioni dovrebbe quanto meno, contestualmente, o stringere accordi affinché altre banche potessero surrogare efficientemente, e per intero, a queste funzioni, cosa comunque un poco bizzarra, oppure, come sta accadendo, fare da probabile apripista e proponente di una concezione di servizio pubblico bancario sul cui concetto, crediamo, gli Organi preposti non potrebbero non pronunciarsi e prendere posizione. Da ultimo una nostra curiosità.

ING ha spiegato che i clienti potranno ancora: continuare a prelevare contante presso gli sportelli ATM di altri banche alle condizioni economiche previste dal proprio contratto; versare assegni inviandoli tramite posta assicurata a ING. Non ha chiaramente spiegato però le modalità per chi eventualmente volesse versare denaro contante? Cosa non proprio remota in una banca. Non più ammesso? Non concesso? Parrebbe proprio di sì.

ING e coloro che eventualmente intendessero seguirne le orme, sarebbero dunque ancora una banca?

Pubblicato da aiutobonariacomposizione

Dopo varie esperienze personali di reclami per le più varie esigenze di vita quotidiana in cui purtroppo tutti noi abbiamo modo di imbatterci: dai problemi di richiesta di verifica di bollette spesso discutibili, difficoltà nelle domiciliazioni bancarie e controversie varie rispetto a problematiche relative ad utenze, mancati o tardivi interventi tecnici per il ripristino di servizi interrotti, segnalazioni di situazioni di degrado ambientale oppure ricorsi alle Autorità Garanti o ai sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, ho nel tempo maturato la convinzione e l’esperienza che molti rinunciano alla tutela dei propri diritti o per mancanza di conoscenza o per mancanza di tempo, pazienza, capacità di seguire la burocrazia dei reclami. Eppure, qualora si sappia impostare nel modo giusto un reclamo, un ricorso o una segnalazione, peritandosi di individuare anche i corretti referenti ai quali far giungere la nostra comunicazione, molto spesso buona parte delle problematiche possono essere verificate e risolte senza rinunciare alla tutela dei propri diritti e senza affidarsi da subito all’assistenza di un legale che, oltre a dimostrarsi talora un decisione piuttosto costosa, è anche troppo spesso una strada lunga ed eccessiva per la risoluzione di alcune controversie più facilmente affrontabili con una giusta segnalazione della problematica o ricorrendo a canali di risoluzione spesso disponibili ai cittadini ma dei quali si ha scarsa conoscenza. Sia in prima persona che poi, successivamente, aiutando alcuni miei amici, mi sono reso conto che era possibile, in gran parte dei casi, affrontare problematiche di varia natura semplicemente impostando correttamente la richiesta o la segnalazione di cui necessitavano. Nel tempo molte persone, solo con il passaparola si sono rivolte a me perché “sfinite” da vari disguidi per i quali non riuscivano a trovare risposte, anche a loro, in base al tempo a mia disposizione, ho cercato di dare un aiuto. Più di uno mi ha consigliato di estendere questa mia esperienza alle moltissime persone che avrebbero potuto giovarsene, ed ho sempre risposto che lo avrei fatto se avessi potuto vivere di rendita, poiché impostare un reclamo o segnalazione nel modo corretto necessita di cura, concentrazione e tempo. Poi le continue richieste e la buona percentuale di risposte e di soluzioni, mi hanno convinto a comunicare questa possibilità. Per cui, per chi ne necessitasse, mi rendo disponibile a valutare le necessità di segnalazione, reclamo o ricorso a fronte di un rimborso spese, configurabile come un contributo libero per il tempo necessario alla predisposizione del reclamo (non essendo io né un avvocato né un’associazione di consumatori o altro ma un semplice cittadino). Ho voluto chiamare questa mia piattaforma web A.B.C., acronimo di “Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie” perché credo che di questo semplicemente si tratti, un’ABC dei diritti che troppo spesso, purtroppo, anche per poca conoscenza o esperienza, paiono non esistere.