Aldo Moro era una persona degna ed onesta. Uno Statista che nonostante i suoi numerosi incarichi governativi, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri e quella della Democrazia Cristiana, di cui mai evidentemente abusò né si arricchì, continuò sempre ad insegnare all’Università parallelamente alla sua attività politica, e decise, in vita e da uomo libero, di devolvere la sua intera indennità ai bambini poveri del sud perché potessero studiare.
A tutt’oggi la domanda di ottenimento dei benefici derivanti dal riconoscimento dello status di familiare di vittima del terrorismo, avanzata 15 anni fa dalla figlia maggiore Maria Fida e dal nipote Luca, giace inascoltata, anzi respinta (nonostante la data della sua morte sia stata scelta come giorno del ricordo di tutte le vittime), nel silenzio dello Stato italiano e dei numerosi esponenti politici, anche eredi della tradizione democristiana, che siedono ancora sino alle più alte cariche dello Stato.
Più che annuali cerimonie o processi di beatificazione (da Moro stesso profeticamente definite “medaglie” non gradite), forse, come ancora mai fatto, un piccolo, reale riconoscimento (posto che quello della verità sia impensabile) lo Stato italiano lo dovrebbe a quest’uomo, a sua figlia e a suo nipote.
Il dilemma di Aldo Moro era tutto racchiuso in alcune forti domande.
“Come conciliare l’estrema mobilità delle trasformazioni sociali con la continuità delle strutture rappresentative?
Come integrare nello Stato masse sempre più estese di cittadini senza cedere a seduzioni autoritarie?
Come crescere senza morire?”.
Ma non gli è stato dato il tempo di provare a rispondere.
Ultima lettera di Aldo Moro alla moglie Eleonora Chiavarelli, recapitata il 5 maggio 1978. Lo stesso giorno, qualche ora prima, il comunicato n. 9 delle Br annunciava: «Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato».
Morirà 4 giorni dopo.
“Mia dolcissima Noretta dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione.
Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli.
Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso.
E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato.
Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi.
Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.
Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.
Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni.
Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo”.