Fare nulla, fare analisi, fare arte?
Molti si sottraggono a sé e agli altri con i più svariati alibi seducenti che la società moderna peraltro coltiva ed incentiva. Viviamo in una società funzionale praticamente e disfunzionale spiritualmente quindi il resto qui sotto verrà da sé.
L’analisi o psicoterapia non è un metodo scientifico, oppure lo è ma solo in minima parte. L’analisi non è del tutto un’analisi né del tutto una terapia bensì una commistione di tutto ciò che in ultima felice istanza potrebbe condurre ad un’operazione d’arte, quando non all’opera d’arte, discreta, bella, mediocre che sia, ma arte.
Ora la maggior parte di noi, quasi tutti, non intendiamo certo sottoporci a quest’opera se costi umiltà, fatica, denaro e tempo non quantificabili, oppure forse potremmo pensare di farlo ma in un tempo ragionevolmente breve e in attesa di un risultato certo. Ecco il primo inghippo. Nessuno potrà sinceramente ed onestamente dichiararvi quanto tempo ed a quale risultato si giungerà, neppure un consesso tra i più grandi luminari del pianeta.
Quindi?
Quindi o si decide, come la società addestra, cresce ed incentiva, di tentare di rimediare come si può a qualche piccola/grande falla del sistema, in mano ad un programmatore che provi a riparare qualche file o driver non più funzionali attraverso una metodica che permetta al nostro elaboratore di andare avanti un altro po’ così com’è e tirare avanti (anche parecchio, magari una vita) , oppure si accetta l’ignoto (e lo si fa quasi sempre spinti/costretti da qualcosa di troppo pressante e che ci fa più paura, una paura da restarci secchi) per entrare in un altro ignoto.
A farla breve pertanto: o nelle mani di un programmatore di analisi funzionale o strategica breve come ormai in voga in una società che esige funzionalità, strategia e rapidità, oppure ci si mette alla ricerca e con fortuna, tenacia e volontà forse busseremo alla nostra porta.
Sgomberiamo il campo però. Se anche decidessimo per l’ignoto invece che per la “romanella”, questo non ci garantirà che saremo migliori di qualcuno, non ci garantirà il benessere o la felicità e neppure di stare meglio, magari staremo pure peggio (o forse peggio prima e meglio dopo o viceversa chissà), forse ci consentirà di essere migliori di quando siamo partiti, di come ci percepivamo e percepivamo l’altro, forse ci consentirà di guardare al mondo e ai rapporti in modo diverso, spesso purtroppo frutto di mere esercitazioni od operazioni matematiche come molte relazioni appaiono (a volte all’istante!) e magari ci farà sentire anche quella sensazione di acuta e vanagloriosa capacità di comprensione. Attenzione però: anche gli altri, quelli non analizzati, potrebbero scorgere la stessa matematica in noi che pensiamo ormai di possedere un’esclusività d’interpretazione.
Qui non si tratta di primeggiare, di beatificarsi, di comprendere o di interpretare, si tratta di provare ad essere in grado di cum patire (i dotti direbbero cum patior); esatto, essere in grado di provare Pathos insieme, l’uno con l’altro, l’uno per l’altro. Che blasfemia!
Per cui se vuoi un risultato, se cerchi un rammendo per tirare innanzi, se cerchi potere da esercitare sugli altri o su di te, se vuoi essere felice e riprenderti ciò che credi ti spetti non fare analisi perché potresti rovinarti o, anche se raramente, rischiare di ritrovarti a fare arte con tutti gli annessi e connessi di cui sopra.
Sta a te, ora, domani o mai, tentare per te e per gli altri.