Una riflessione di Orlando Donfrancesco, un esercizio del dubbio

FASCISMO IN MASCHERINA

Dopo anni di ridicole ossessioni per un immaginario ritorno del fascismo, ora ve lo ritrovate a casa e nemmeno l’avete riconosciuto. Pensavate che sarebbe apparso in fez e camicia nera e invece indossa la mascherina chirurgica; credevate che avrebbe tentato di impaurirvi con l’invasione di un nemico in carne ed ossa, fosse anche un esercito di migranti, e invece vi mette davanti un “nemico invisibile”. D’altronde i tempi cambiano, e con loro i mezzi per suscitare la nostra paura atavica della morte.

Ora non voglio entrare nel merito dell’epidemia, degli errori statistici che si stanno compiendo (se i tamponi vengono fatti solo sui pazienti gravi perché non si hanno i mezzi per farli su tutti, è ovvio che la mortalità relativa risulta più alta), né sulle stringenti misure adottate perché non si sa che pesci prendere con un sistema sanitario indebolito – non solo in Italia – per rispettare i vincoli di bilancio (è grottesco che prima vengono chiusi gli ospedali “per risparmiare” e adesso si devono riaprire in quattro e quattr’otto), né tantomeno vorrei esortarvi a non seguire le regole imposte: state a casa. Seguite il mantra. State a casa e non trasgredite la legge. Ma, vi prego, NON SIATENE COMPLICI. Ubbidite, ma rimanete attentissimi, svegli, critici, senza farvi sopraffare dalla paura, perché da che mondo è mondo la paura è l’arma del tiranno.
Non inveite, dunque, contro chi fa jogging o porta a pisciare il cane, facendovi strumento di un Potere che incanala la vostra frustrazione da isolamento verso innocui individui che non vanno a influire minimamente sul contagio, e soprattutto non fatevi gendarmi di questo regime andando a denunciare chi esce a fare una passeggiata solitaria. Non arrivate, vi prego, al punto di invocare addirittura la presenza dei militari nelle città… I MILITARI! Ma vi rendete conto della follia? L’esercito per le strade a controllarci uno per uno, la legge marziale invocata dal popolo stesso: il sogno di ogni dittatore. E come se non bastasse, ormai proni a ogni privazione di libertà, desiderate perfino che vengano monitorati, con apposite app su smartphone o con gli odiosi droni, gli spostamenti di ogni cittadino/untore, voi compresi. Per sempre. Perché sapete bene che una cosa del genere sarà per sempre.

Vi prego, prendetevi a schiaffi (forti), e svegliatevi: molte delle libertà che ci stanno togliendo ora a suon di decreti (di fatto esautorando il parlamento di ogni potere) non verranno più restituite, come del resto è accaduto a livello mondiale negli ultimi vent’anni grazie all’altra grande “paura”, quella del terrorismo, con lo slogan “For your safety – Per la vostra sicurezza”. E sarete proprio voi, se non vi sveglierete, a non volere più quelle libertà, anzi vi farete complici di ulteriori soprusi e accorrerete in massa gioiosi a farvi impiantare un microchip sottopelle, per dirne una.
Perché la dittatura perfetta non comanda, ma mette il suddito nelle condizioni di desiderarla.

Dunque rispettiamo la legge, stiamo a casa, ma senza paura. Osserviamo con spirito critico ciò che accade e rimaniamo sempre implacabilmente all’erta, pronti a ribellarci (certo ora è impossibile, vietatissimo, perché tutti i moti di ribellione mondiali, anche i più perniciosi, sono stati messi a tacere in un sol colpo grazie al virus, guarda un po’).
Il fascismo del ventunesimo secolo è proprio questo. Lo so, non è pittoresco come quello di cent’anni fa, non ha un dittatore ben individuato da appendere a testa in giù, ma è frutto di un Potere acefalo, globale e indefinito, che però utilizza sempre la stessa arma della paura, mettendoci l’uno contro l’altro. “Siamo in guerra” ci ripetono fino alla nausea, fino al punto di farcelo credere veramente, amplificando ad arte la paura della morte per farci accogliere acriticamente qualunque “legge speciale” (solo il nome mi mette i brividi).

E invece no. Invece, quando ci sentiamo sopraffatti dalla paura al punto di accettare – o peggio, di invocare – qualunque privazione di libertà, fermiamoci a pensare a tutti gli uomini che sono morti per donarcela. Pensiamo che adesso noi stiamo compiendo proprio il processo inverso: per paura di morire, rinunciamo a quella libertà per la quale altri sono morti senza paura, perché combattevano per un’ideale che andava oltre l’attaccamento alla vita. Pensiamo a loro, e fermiamoci a respirare, e a riflettere quantomeno.
Finora abbiamo data per scontata la libertà che avevamo, non ce ne siamo quasi accorti, e forse è arrivato il momento di rendercene conto. Almeno saremo pronti, e con le idee chiare, per ciò che accadrà dopo.

Orlando Donfrancesco

Pubblicato da aiutobonariacomposizione

Dopo varie esperienze personali di reclami per le più varie esigenze di vita quotidiana in cui purtroppo tutti noi abbiamo modo di imbatterci: dai problemi di richiesta di verifica di bollette spesso discutibili, difficoltà nelle domiciliazioni bancarie e controversie varie rispetto a problematiche relative ad utenze, mancati o tardivi interventi tecnici per il ripristino di servizi interrotti, segnalazioni di situazioni di degrado ambientale oppure ricorsi alle Autorità Garanti o ai sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, ho nel tempo maturato la convinzione e l’esperienza che molti rinunciano alla tutela dei propri diritti o per mancanza di conoscenza o per mancanza di tempo, pazienza, capacità di seguire la burocrazia dei reclami. Eppure, qualora si sappia impostare nel modo giusto un reclamo, un ricorso o una segnalazione, peritandosi di individuare anche i corretti referenti ai quali far giungere la nostra comunicazione, molto spesso buona parte delle problematiche possono essere verificate e risolte senza rinunciare alla tutela dei propri diritti e senza affidarsi da subito all’assistenza di un legale che, oltre a dimostrarsi talora un decisione piuttosto costosa, è anche troppo spesso una strada lunga ed eccessiva per la risoluzione di alcune controversie più facilmente affrontabili con una giusta segnalazione della problematica o ricorrendo a canali di risoluzione spesso disponibili ai cittadini ma dei quali si ha scarsa conoscenza. Sia in prima persona che poi, successivamente, aiutando alcuni miei amici, mi sono reso conto che era possibile, in gran parte dei casi, affrontare problematiche di varia natura semplicemente impostando correttamente la richiesta o la segnalazione di cui necessitavano. Nel tempo molte persone, solo con il passaparola si sono rivolte a me perché “sfinite” da vari disguidi per i quali non riuscivano a trovare risposte, anche a loro, in base al tempo a mia disposizione, ho cercato di dare un aiuto. Più di uno mi ha consigliato di estendere questa mia esperienza alle moltissime persone che avrebbero potuto giovarsene, ed ho sempre risposto che lo avrei fatto se avessi potuto vivere di rendita, poiché impostare un reclamo o segnalazione nel modo corretto necessita di cura, concentrazione e tempo. Poi le continue richieste e la buona percentuale di risposte e di soluzioni, mi hanno convinto a comunicare questa possibilità. Per cui, per chi ne necessitasse, mi rendo disponibile a valutare le necessità di segnalazione, reclamo o ricorso a fronte di un rimborso spese, configurabile come un contributo libero per il tempo necessario alla predisposizione del reclamo (non essendo io né un avvocato né un’associazione di consumatori o altro ma un semplice cittadino). Ho voluto chiamare questa mia piattaforma web A.B.C., acronimo di “Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie” perché credo che di questo semplicemente si tratti, un’ABC dei diritti che troppo spesso, purtroppo, anche per poca conoscenza o esperienza, paiono non esistere.