Lettera inviata ai vertici FCA – Riflessioni sul Gruppo


Gentilissimo……………………………,

quella che le scrivo è la lettera di un uomo della strada, che non ha legami con Fiat se non quelli naturali di essere italiano. Scrivo pur privo di qualunque interesse personale nel merito ma perché, non so se ingenuamente, credo che il sentimento ed il pensiero di un italiano comune possano essere importanti al fine di constatare le eventuali possibilità di ottimizzazione di una grande azienda come laFiat.

Soprattutto quello che mi spinge a scriverle è il fatto che negl’anni ho constatato, parlando con amici, conoscenti o comunque persone incontrate anche solo occasionalmente, quale fosse il loro giudizio su quella che è sempre stata la più grande casa automobilistica italiana e fra le aziende economicamente e socialmente rilevanti del nostro Paese.

Soprattutto mi è capitato di incrociare le valutazione di persone della più variegata estrazione sociale ed intellettuale, e così aver avuto modo di confrontare il parere mio e dei miei più stretti congiunti con quello altrui.

Oggi le scrivo una sintesi di quello che ne ho ricavato più per esprimerle un sentimento che qualunque altra cosa.

Mio padre ha acquistato la sua ultima auto del gruppo Fiat alla fine degli anni ’80 (anche in precedenza aveva spesso acquistato auto del gruppo Fiat), era una Lancia Prisma. A quel tempo si diceva abbastanza soddisfatto della motorizzazione ma non della qualità dei materiali, l’auto gli diede subito alcuni problemi e da quell’ultimo acquisto decise irrevocabilmente che non avrebbe più acquistato autoFiat. In realtà già mi diceva che con l’accorpamento di Alfa, Lancia e Fiat la qualità si era rilevantemente ridotta, poi la constatazione personale lo portò ad agire di conseguenza.

A seguito di questa esperienza familiare ho avuto poi modo di constatare una costante disaffezione delle persone per Fiat, e tutti per le stesse motivazioni, ovvero che le macchine risultino sì più economiche ed i pezzi di ricambio più convenienti e facilmente reperibili, ma anche che questo non basti a riequilibrarne il forte divario qualitativo con altri grandi marchi. Nessuno di questi, pur avendo avuto Fiat ha più voluto ridarle fiducia. Tutti però anche con un po’ di rabbia, dovuta al fatto di sapere che se la Fiat ha dato all’Italia anche l’Italia ha dato alla Fiat. E questa rabbia si accompagna sempre ad un po’ di malinconia poiché credo che un italiano sarebbe comunque orgoglioso di viaggiare su un auto del Gruppo Fiat, soprattutto se riuscisse a gratificarlo non soltanto quanto a origini ma anche quanto a qualità.

Io, per carità forse più idealmente che commercialmente, credo che anche in un mondo così massificato sia comunque importante aver cura delle radici di un albero e del terreno in cui è nato, ovunque poi lo si voglia trapiantare o esportare. Perché se non si avrà avuto cura in primis del terreno in cui è nato, e che porterà con sé, male attecchirà anche altrove. Così se gli italiani per primi non dimostreranno affezione per la Fiat come questa potrà prosperare altrove? E un italiano che non abbia fiducia e orgoglio per la Fiat come potrebbe farla apparire diversa ad altri occhi?

A ben vedere gli italiani, senza che io sia un censore né un oltranzista, hanno qualche motivo di lamentarsi della Fiat. Non solo per la qualità, che alla lunga è l’unico vero veicolo promozionale che possa pagare (dal momento che quando si perde un cliente per cattivo servizio o scarsa qualità oltre ad essere difficilissimo recuperarlo egli stesso sarà naturale latore di una pubblicità penalizzante, cosa che credo si estenda più di quanto si immagini e quantifichi commercialmente), ma anche per il fatto di sapere che la “loro Fiat”, spesso non li tratti alla pari di altri acquirenti esteri.

Sappiamo che parte della produzione del Gruppo Fiat destinata all’esportazione ha necessariamente degli standard qualitativi più elevati rispetto a quelle destinate al mercato italiano, dovendo rispondere a normative estere più severe di quelle nostrane, ed immagino altresì che questi standard più elevati possano rappresentare per l’azienda una maggiorazione di costo di un’autovettura non superiore al 2-3% del costo di fabbrica. Sappiamo anche che le motorizzazioni siano le stesse sia per il mercato italiano che per quello estero ma siamo altresì coscienti che alcuni brevetti delle motorizzazioni del Gruppo Fiat siano stati ceduti ad altri marchi. Tutte queste informazioni, forse non proprio esattissime non essendo io un analista rispondono però abbastanza realisticamente al vero, e sono abbastanza facilmente reperibili. Altresì la forte produzione di automobili negli stabilimenti mi stupisce un po’, questo anche in virtù dei deboli investimenti in innovazione e ammodernamento. Se prendessimo ad esempio un stabilimento come quello di Cassino che credo produca circa 900 autovetture al giorno mi chiedo come possano gli operai al momento impiegati esercitare la loro professione al meglio e con la dovuta perizia con ritmi di lavoro così incalzanti. Vi è un umano livello di concentrazione che difficilmente permette di lavorare ad arte se eccessivamente contingentato dai tempi, ed è quindi conseguente ed umano che l’assemblaggio della componentistica possa poi risentirne con esiti penalizzanti sia per il prodotto che per la gratificazione personale del lavoratore (cosa anche questa da non sottovalutare).

Vi è un indotto di pubblicità naturale (dovuta, tra gli altri, al messaggio trasmesso dagli acquirenti e dai lavoratori, talvolta molto penalizzante, e forse poco compreso) che credo dovrebbe essere diversamente intesa e magari valorizzata almeno quanto quella di pertinenza del marketing e della comunicazione aziendale.

Qui non voglio assolutamente entrare nel merito della recente fusione che ha dato vita a FCA (pur sé da uomo della strada avrei preferito un acronimo che filasse più agevolmente sulla bocca rispetto a questo che risulta un po’ farraginoso), comprendo le esigenze di mercato e l’ormai inevitabile importanza della sua universalizzazione ma forse da produttore di auto avrei riflettuto anche su diversi fattori, e con questo non posso sapere se non l’abbiate comunque fatto o valutato.

Se ad esempio Fiat avesse deciso di produrre automobili dallo standard elevato, quale quelle da esportazione, per tutti, e quindi, ed in primis, anche in Italia, non crede che ne avrebbe ricavato un enorme ed automatico beneficio? Certo i costi su vasta scala sarebbero stati più alti, ma sono sicuro, mi creda, che un italiano sarebbe disposto a pagare di più una Fiat se questa gli rendesse un servizio migliore, perché di una cosa almeno sono abbastanza sicuro, nonostante tutto ogni italiano vorrebbe in cuor suo continuare ad acquistare e viaggiare su Fiat, è un’eredità ed un orgoglio credo naturale, questo anche perché per quanto riguarda il design le auto del Gruppo sono per gran parte gradevoli e belle. Ma il design convince solo momentaneamente e non fidelizzerà un cliente se poi la forma non si sposerà al contenuto, anzi è presumibile che successivamente lo allontanerà facendolo sentire illuso e poco attento. Ricordo con mestizia il ragionamento di un noto imprenditore e politico italiano che anni addietro lanciò una sua proposta per il rilancio della Fiat, quella di cambiarne il marchio, per ogni autovettura, con quello Ferrari. Spero si trattasse solo di una provocazione perché si sarebbe trattato di un’azione deleteria per entrambi i marchi e miracolosamente in grado di minacciarli seriamente. Ecco, in questo caso spero che FCA non percorra a suo modo la stessa strada (e non parlo di marchio che so non cambierà, parlo di idea di Gruppo).

Se poi a standard elevati per tutti si pensasse anche a maggiori investimenti innovativi negli stabilimenti e quindi ad una calmierazione dei ritmi di lavoro per produrre meno auto, magari un po’ più costose ma di maggiore qualità ed in grado così di essere curate ed assemblate con maggior perizia? E se anche per far fronte alle spese relative a questa rivisitazione si pensasse di ridurre i budget di pubblicità generalista (media, stampa, internet ecc) per impegnarli in questo tipo di operazione qualitativa?

Probabilmente mi prenderà per uno sprovveduto ignorante di mercato e grandi numeri quale sono, ma sarei davvero curioso di constatare quanto alla lunga anche soltanto una maggiore qualità e quindi una reale maggior fiducia potrebbero concorrere con la pubblicità, l’iperproduzione ed il design che al mio occhio inesperto sembrano al momento i maggiori fattori di investimento.

Le ho scritto tutto questo, e mi scuso per la lunghezza, solo per comunicarle il sentimento di un italiano che bene o male, pure un poco amareggiato e senza reali motivazioni, ha comunque cara la Fiat e perché penso che il vero risultato di un un uomo d’impresa siano sì i numeri, i guadagni ma per poter dire da ultimo “io, assieme ai miei collaboratori, ho costruito buone automobili”, tutto il resto, prima o poi, passerà e andrà. Ma quella soddisfazione, se realizzata con impegno, determinazione, sincerità, rimarrà, poiché nessuna moneta può ripagare un vero servizio reso alle persone e a se stessi.

Con ogni cordialità

Pubblicato da aiutobonariacomposizione

Dopo varie esperienze personali di reclami per le più varie esigenze di vita quotidiana in cui purtroppo tutti noi abbiamo modo di imbatterci: dai problemi di richiesta di verifica di bollette spesso discutibili, difficoltà nelle domiciliazioni bancarie e controversie varie rispetto a problematiche relative ad utenze, mancati o tardivi interventi tecnici per il ripristino di servizi interrotti, segnalazioni di situazioni di degrado ambientale oppure ricorsi alle Autorità Garanti o ai sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, ho nel tempo maturato la convinzione e l’esperienza che molti rinunciano alla tutela dei propri diritti o per mancanza di conoscenza o per mancanza di tempo, pazienza, capacità di seguire la burocrazia dei reclami. Eppure, qualora si sappia impostare nel modo giusto un reclamo, un ricorso o una segnalazione, peritandosi di individuare anche i corretti referenti ai quali far giungere la nostra comunicazione, molto spesso buona parte delle problematiche possono essere verificate e risolte senza rinunciare alla tutela dei propri diritti e senza affidarsi da subito all’assistenza di un legale che, oltre a dimostrarsi talora un decisione piuttosto costosa, è anche troppo spesso una strada lunga ed eccessiva per la risoluzione di alcune controversie più facilmente affrontabili con una giusta segnalazione della problematica o ricorrendo a canali di risoluzione spesso disponibili ai cittadini ma dei quali si ha scarsa conoscenza. Sia in prima persona che poi, successivamente, aiutando alcuni miei amici, mi sono reso conto che era possibile, in gran parte dei casi, affrontare problematiche di varia natura semplicemente impostando correttamente la richiesta o la segnalazione di cui necessitavano. Nel tempo molte persone, solo con il passaparola si sono rivolte a me perché “sfinite” da vari disguidi per i quali non riuscivano a trovare risposte, anche a loro, in base al tempo a mia disposizione, ho cercato di dare un aiuto. Più di uno mi ha consigliato di estendere questa mia esperienza alle moltissime persone che avrebbero potuto giovarsene, ed ho sempre risposto che lo avrei fatto se avessi potuto vivere di rendita, poiché impostare un reclamo o segnalazione nel modo corretto necessita di cura, concentrazione e tempo. Poi le continue richieste e la buona percentuale di risposte e di soluzioni, mi hanno convinto a comunicare questa possibilità. Per cui, per chi ne necessitasse, mi rendo disponibile a valutare le necessità di segnalazione, reclamo o ricorso a fronte di un rimborso spese, configurabile come un contributo libero per il tempo necessario alla predisposizione del reclamo (non essendo io né un avvocato né un’associazione di consumatori o altro ma un semplice cittadino). Ho voluto chiamare questa mia piattaforma web A.B.C., acronimo di “Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie” perché credo che di questo semplicemente si tratti, un’ABC dei diritti che troppo spesso, purtroppo, anche per poca conoscenza o esperienza, paiono non esistere.