Il Molise, l’ultima Roccaforte

Tratturo Celano Foggia
Tratturo Celano Foggia

 

Questa Pasquetta mi sono deciso a visitare dopo moltissimi anni la terra originaria di mio padre e di mia nonna. Anche il fratello di mio padre aveva da tempo la stessa intenzione, così, noi tre maschi della famiglia, padre, zio e nipote, abbiamo stabilito che queste giornate di inizio primavera sarebbero state ideali per una ricognizione di questa terra così ignota, quasi misconosciuta, talora creduta inesistente che è il Molise. L’origine di nascita di mio padre è un paese di granito chiamato Ferrazzano, o anche Sentinella del Molise, data la sua posizione dominante sul territorio, piccolo paese noto a qualcuno solo per essere la terra natia dei nonni di Robert De Niro che di lì andarono in America in cerca di fortuna e che il loro celebre discendente non ha mai dimenticato, avendo voluto più volte visitare il Paese, ricevendo con orgoglio la cittadinanza onoraria ed addirittura volendo votare alle elezioni di qualche anno fa. Il Paese ogni estate dedica una retrospettiva cinematografica al celebre concittadino e nella piazza principale ha anche istituito il TFS LOTO (Tribeca Ferentinum Studio – Libero Opificio Teatrale Occidentale), detto Teatro del LOTO, un piccolo grande gioiello scenico, orgoglio per il Molise e non solo, che già tanti fra artisti, operatori e pubblico considerano “il più bel piccolo teatro d’Italia”. Con il suffisso “TRIBECA”, il “FERENTINUM STUDIO” (nome latino del borgo molisano) ha ovviamente voluto rendere omaggio a Robert De Niro, fondatore del celebre Tribeca Film Festival newyorchese, che pare sin da ragazzo abbia periodicamente visitato il paese.

Partiti di buon ora da Roma, avevamo intenzione di tornare a Ferrazzano, visitare l’antica area archeologica di Altilia ed alcuni altri piccoli centri che mio zio aveva attentamente appuntato. Un’occasione mai avvenuta di trascorrere due interi giorni insieme nel posto delle nostre origini. Il Molise poi, così solo e silenzioso rispetto al Paese che lo ospita, ha sempre destato in me un misto di curiosità, malinconia, nostalgia. Il suo essere sempre sottaciuto, poco attraversato, non molto interessato, questo suo essere un’isola incastonata nelle viscere della Penisola, e questa sua pace di non dolersi della solitudine me ne hanno sempre rimandato una quieta fierezza dovuta non ho mai saputo a cosa.

Arrivati in albergo, semplice, essenziale e circondato dagli Appennini che praticamente cospargono la Regione in ogni suo angolo, abbiamo preso giusto il tempo di un cambio d’abito prima di partire alla volta di Ferrazzano.

Ogni casa appariva ad una distanza inconsueta rispetto alle altre case, i terreni avevano confini non proprio abituali e le poche persone volti e modi da “meticci” piantati in quel suolo da millenni. D’altronde il Molise è la più piccola regione d’Italia dopo la Valle D’Aosta, e questa sua piccolezza, questa sua penuria di luoghi celebri, di abitanti e di varietà di paesaggi potrebbero per sempre condannarla ad una storia minima, perennemente marginale.

Eppure questo Molise in cui di notte le poche luci dei paesini arroccati cercano di resistere al buio, in cui tutto tace e nulla sembra aver voglia di muoversi e rinnovarsi, questo Molise quasi mi ispirava una sensazione di maggior interesse rispetto ad altre zone ben più note.

Il paesaggio è ben tenuto, la roccia spunta ovunque, dalle pinete di Isernia a sotto la Chiesa di Ferrazzano, la forza di questo suolo si sente proprio laddove la vegetazione è minima perché raccolta dentro le pietre, e la poca che se ne vede così deliziosa per la sua dolce forza di spuntare.

Siamo così subito saliti a Ferrazzano, trovando un paese ben ristrutturato rispetto al passato, siamo passati davanti alla vecchia casa dei nonni paterni dove il mio bisnonno faceva quello che un tempo era detto fabbro ferraio, e che per un periodo della sua vita era anche partito alla volta dell’America per poi far ritorno con buoni guadagni. Lì ho guardato ed ascoltato mio padre e il fratello raccontare le storie di vita quotidiana di quando erano bambini, visto il vecchio portale di una volta, l’aggancio per il mulo ancora lì ancorato al muro davanti casa. I ricordi si susseguivano senza sosta e lasciavano spazio solo al cammino per le strade del borgo, tra il Castello e la Chiesa. Persone in giro davvero poche, anche la ricerca di un ristorante si era dimostrata vana, quelli di un tempo avevano tutti chiuso i battenti e quando fu la volta di scendere dalla “Sentinella” abbastanza fortunosamente trovammo un posto vicino la zona archeologica di Altilia.

Molti sono stati i borghi che abbiamo visitato, da Mirabello Sannitico a Sepino, Vinchiaturo, il Santuario di Castelpetroso poi inevitabilmente Campobasso, con il suo centro storico così stilizzato da antico paese allargatosi negli anni. Un Capoluogo di Regione così minuto non lo avevo mai visitato, né mi era mai capitato di faticare a trovare una pizzeria aperta la sera di Pasquetta. Campobasso giaceva vivo solo per lo struscio lungo il suo corso verde e gentile, ma i resti di vecchi centri un tempo abbastanza fiorenti rimanevano lì a testimoniare un’ulteriore decadenza che stupiva anche i miei accompagnatori. Quello che era stato l’albergo più lussuoso della città era in abbandono, questa la prima immagine che mi si presentò appena parcheggiata la macchina, poi una lunga camminata alla ricerca vana di un ristoro mentre i racconti dell’infanzia campobassana di mio padre e mio zio continuavano ad aleggiare nell’aria contribuendo ad evocare una sensazione di perduto, inevitabile, una impossibile ricerca di incastro tra le vite di uomini a confronto con il tempo.

Il giorno dopo fummo alle rovine di Altilia, centro municipale dell’antica Roma imperiale e snodo fondamentale del tratturo che portava al tavoliere delle Puglie. La piccola città era omogenea e suadente tra gli archi imponenti delle sue quattro entrate e le due strade principali che contraddistinguevano tutte le antiche città, il Cardo ed il Decumano. Il Cardo che seguiva la via dei monti e dei fiumi, il Decumano quella del tratturo.

Il Molise ha una passione per i tratturi e la transumanza, forse è la Regione che silenziosamente più li tiene a cuore, e forse perché ancora la pastorizia si respira vivamente nell’aria, perché è ancora l’ultima Roccaforte di un mondo che non esiste più.

Quando poi di ritorno i racconti si facevano più radi e densi e ci fermammo per un po’ ad Isernia, altro, tra i pochi luoghi, abbastanza noto per i suoi preziosissimi ritrovamenti preistorici (certamente tra i più pregevoli d’Europa), per il Museo del Paleolitico e la sua vastissima Pineta, avemmo ancora per un poco nelle narici l’aria fresca ed inconfondibile di una Regione che non si conosce ma che a suo modo non conosce pari.

Ripenso a quando i Romani vinsero gli antichi Sanniti, ribattezzando quella loro Provincia conquistata Sabina o Samnium, ed il fatto che il nostro cognome “Sabbi”, proveniente dall’Emilia Romagna, chissà per quale caso del destino andasse per consonanza a ricongiungersi ad una terra così lontana e vicina, porgendomi una suggestione misteriosa sui fili che legano indelebilmente uomini, terra e storia.

Così è finita la nostra vagabondanza di qualche giorno in Molise, terra tanto misconosciuta quanto preziosa di fierezza ed originalità, tanto nascosta e rara per chi la voglia scoprire come lo sono i suoi frutti più preziosi, i tartufi. Di quello bianco è la prima produttrice in Europa.

Ecco, come un rarissimo tartufo bianco incastonato nel cuore inesplorato dell’Italia è il Molise. Senza il clamore che svilisce i paesaggi, ma nel silenzio assoluto e persistente della sua roccia primordiale.

Pubblicato da aiutobonariacomposizione

Dopo varie esperienze personali di reclami per le più varie esigenze di vita quotidiana in cui purtroppo tutti noi abbiamo modo di imbatterci: dai problemi di richiesta di verifica di bollette spesso discutibili, difficoltà nelle domiciliazioni bancarie e controversie varie rispetto a problematiche relative ad utenze, mancati o tardivi interventi tecnici per il ripristino di servizi interrotti, segnalazioni di situazioni di degrado ambientale oppure ricorsi alle Autorità Garanti o ai sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, ho nel tempo maturato la convinzione e l’esperienza che molti rinunciano alla tutela dei propri diritti o per mancanza di conoscenza o per mancanza di tempo, pazienza, capacità di seguire la burocrazia dei reclami. Eppure, qualora si sappia impostare nel modo giusto un reclamo, un ricorso o una segnalazione, peritandosi di individuare anche i corretti referenti ai quali far giungere la nostra comunicazione, molto spesso buona parte delle problematiche possono essere verificate e risolte senza rinunciare alla tutela dei propri diritti e senza affidarsi da subito all’assistenza di un legale che, oltre a dimostrarsi talora un decisione piuttosto costosa, è anche troppo spesso una strada lunga ed eccessiva per la risoluzione di alcune controversie più facilmente affrontabili con una giusta segnalazione della problematica o ricorrendo a canali di risoluzione spesso disponibili ai cittadini ma dei quali si ha scarsa conoscenza. Sia in prima persona che poi, successivamente, aiutando alcuni miei amici, mi sono reso conto che era possibile, in gran parte dei casi, affrontare problematiche di varia natura semplicemente impostando correttamente la richiesta o la segnalazione di cui necessitavano. Nel tempo molte persone, solo con il passaparola si sono rivolte a me perché “sfinite” da vari disguidi per i quali non riuscivano a trovare risposte, anche a loro, in base al tempo a mia disposizione, ho cercato di dare un aiuto. Più di uno mi ha consigliato di estendere questa mia esperienza alle moltissime persone che avrebbero potuto giovarsene, ed ho sempre risposto che lo avrei fatto se avessi potuto vivere di rendita, poiché impostare un reclamo o segnalazione nel modo corretto necessita di cura, concentrazione e tempo. Poi le continue richieste e la buona percentuale di risposte e di soluzioni, mi hanno convinto a comunicare questa possibilità. Per cui, per chi ne necessitasse, mi rendo disponibile a valutare le necessità di segnalazione, reclamo o ricorso a fronte di un rimborso spese, configurabile come un contributo libero per il tempo necessario alla predisposizione del reclamo (non essendo io né un avvocato né un’associazione di consumatori o altro ma un semplice cittadino). Ho voluto chiamare questa mia piattaforma web A.B.C., acronimo di “Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie” perché credo che di questo semplicemente si tratti, un’ABC dei diritti che troppo spesso, purtroppo, anche per poca conoscenza o esperienza, paiono non esistere.