Santa Marinella e i Monti della Tolfa, perle del Tirreno di antichi splendori

tolfa mare

Qualche settimana fa un mio amico, dovendo andare a ristrutturare una casa a Santa Marinella, e volendo per l’occasione pernottare, mi ha invitato a fargli compagnia assieme al suo collega di lavoro ed ad un altro nostro amico.

La casa era lungo la via Aurelia e, pur priva di riscaldamenti, era accogliente e vicina al mare. In realtà Santa Marinella non era una meta che avrei scelto tra le predilette per una nottata, ma altro, oltre la compagnia degli amici, mi portava sin lì da tempi remoti.

Nella mia famiglia, già da quando eravamo piccoli, il mare era una località praticamente bandita. Mio padre non lo amava, mentre adorava visceralmente la montagna, cosa che ci aveva portato a trascorrere le nostre vacanze sempre sulle Alpi e spesso sullo splendido confine altoatesino.

Destino volle che nel lontano ‘83 avendo problemi alle tonsille, il medico mi prescrisse una cura a base di iodio, ovvero un paio di settimane da trascorrere in una località marina. Mio padre, stavolta quasi costretto, prenotò per me e mia madre due settimane di vacanza nella vicina Santa Marinella. Di quei tempi ricorderò sempre l’atmosfera allora ignota dei luoghi di mare, i profumi, la temperatura, le persone quasi spoglie e il tempo che si cristallizzava in giorni teneri e notti placide ed eterne. Ricorderò la serenità di essere solo con mia madre, come non dimentico il profumo dei gelsomini che ti agita il ventre con le prime sensazioni d’eros, la mia voglia matta di comprare una fiocina per inventarmi pescatore subacqueo, gli amici della via dove avevamo preso alloggio presso una casa vacanze abitata da una famiglia con un ragazzino della mia età. Fu anche l’unico tempo in cui alcuni bambini tentarono inutilmente di rendermi laziale proponendomi insistentemente di acquistare una bandiera della squadra.

Ricordavo quindi bene Santa Marinella, ed in modo sfocato le parole di mia madre che, affascinata dalle storie dei miti anche cinematografici degli anni ‘50 e ’60, mi raccontava della Villa che Roberto Rossellini aveva lì nei dintorni, e degli “scandalosi e leggendari fatti” della presenza, lì, allora, della stella assoluta del cinema mondiale Ingrid Bergman. Mi diceva che Ingrid si era innamorata di Rossellini che aveva conosciuto scrivendogli una bellissima lettera e che lì avevano consumato alcuni tra i momenti più intesi della loro storia d’amore. Lei poi, svedese, e “un poco” più emancipata dell’Italia di quegl’anni, era solita prendere il sole quasi svestita, cosa che aveva fatto impazzire fotografi di mezzo mondo (Roberto Rossellini si era prodigato nel costruire anche un muro per difendere la propria riservatezza) che avevano organizzato vere e proprie cacce allo scatto pur di ritrarla con pochi veli. Non solo quello seppi dopo, seppi che la Villa di Rossellini, immersa in un’atmosfera del tutto diversa da quella di oggi, e non troppo lontana da quella Cinecittà che in quegl’anni esplodeva nella sua grandezza produttiva, attirava star nazionali ed internazionali che, si diceva, non fosse poi proprio difficile incrociare a mare. Gregory Peck e Rock Hudson, tra gli altri, frequentavano spesso la villa che era divenuto quasi un vero salotto culturale. Ma anche Mastroianni, Gassman, Risi che su quel tratto d’Aurelia aveva girato Il Sorpasso, frequentavano Santa Marinella.

Dunque altro mi attirava verso quel posto di mare invernale. La sera mangiammo una pizza in un vicino locale in cui non persi tempo a chiedere alla cameriera diciottenne se sapesse dove si trovasse la famosa Villa che era appartenuta a Roberto Rossellini. La ragazza rimase perplessa, non sapeva nulla, ma con la sua gentilezza mi promise che avrebbe chiesto alla madre. Dopo poco infatti fu lì ad indicarmi orientativamente dove si trovasse la casa, lei stessa sembrava stupita mentre mi parlava e diceva che la madre gli aveva riferito di aver più volte giocato con i figli di Rossellini quand’era bambina. Quella sera avevo ottenuto un indizio e potevo accontentarmi per gli intenti del giorno dopo.

Trascorsi una notte serena addormentandomi presto. La mattina aspettai che i miei amici si mettessero a lavoro, poi facemmo qualche giro per smorzi alla ricerca di un po’ di materiale che occorreva in cantiere, ed anche lì mi proposi di aggiungere un altro tassello alle informazioni della notte prima. Mi fermai al bar che la ragazza mi aveva indicato e con la scusa di un caffè chiesi al ragazzo dietro al bancone se conoscesse la famosa dimora. Lui mi guardò e alzando il braccio mi indicò fuori un cancello, “è lì mi disse, quello è l’ingresso perché dentro ci sono più ville”. Rimasi un po’ deluso per qualche istante, l’ingresso non era curato anche se dalla vegetazione si potevano immaginare degli interni ben diversi.

Un anonimo cancello sull’Aurelia, misconosciuto, solitario, stretto nel suo oblio.

Chiesi al ragazzo se venivano in molti a porre la stessa domanda e lui mi rispose che sì, erano ancora molti, con un aria gentile ma poco interessata. Dietro di lui non potei non notare un quadro con una donna bionda e discinta, chiesi se fosse ispirato alla Bergman ma lui rispose negativamente, con quella sicurezza che denota una lontananza incommensurabile. Tornammo alla casa cantiere con quella notizia che accompagnò tutto il mio breve viaggio e i miei occhi ancora persi tra le palme svettanti di quel residence ormai anonimo e il mare appena increspato dalla tranquillità.

Il silenzio e la desolazione di Santa Marinella si facevano sentire, finii di leggere un libricino, poi guardai il mio amico di viaggio non impegnato e gli proposi qualcosa che forse aspettava anche lui. Un giro tra i vicini monti della Tolfa. Me ne aveva parlato lui stesso tempo addietro, mi aveva detto che un suo amico aveva una casa avita lì e da ragazzi erano soliti andarci per le feste o qualche weekend. Aveva un bel ricordo di quei tempi. Io poi avevo sentito parlare della singolarità e della tutela dei Monti della Tolfa sin dai tempi del servizio civile, poi mio padre me li aveva decantati simili alla Sardegna selvaggia quando in più occasioni ci era passato in bicicletta. Strano fu il caso che in due occasioni degli amici mi avevano proposto di andare a pranzare su quei monti, ma in entrambe le occasioni un motivo o l’altro avevano impedito questa possibilità, cosa che mi aveva infastidito e solleticato ancor più l’idea di andare prima o poi.

Quello era il giorno ideale.

Partimmo semplicemente attraversando l’Aurelia e non trovando da subito la strada giusta, così un po’ girovagando arrivammo a Tolfa, che il mio amico ricordava a malincuore come si ricordano i paesaggi passati. Ora appariva spoglia, densamente invasa da costruzioni di nuovo conio, ma nel complesso poco interessante. Interessante era stata la strada di montagna che ci aveva portato sin lì, dove a curve da tornante alpino si alternavano paesaggi brulli, rupestri, manti d’erba scompigliata e aria rarefatta e nitida.

Pensare che solo attraversando la Via Aurelia si potessero incontrare due territori tanto diversi ed opposti lasciava meditare sulla particolarità del luogo, e forse chissà sui motivi che l’avessero resi a loro modo celebri. Mentre pensavo alla spiaggia della Bergman e Rossellini e vedevo le montagne burbere che mi sbattevano qui e là sulla strada ero preso dalla sensazione di una ricchezza irrivelabile e che tempo addietro doveva esserlo stato in maniera ancor più densa. A Tolfa, d’altronde, un tempo si lavorava il cuoio, pelle conciata di bestie che qui brancolavano libere e selvagge come sembrava ancora in parte facessero. Tolfa era un tempo divenuta il tempio degli accessori in cuoio, poi, però, lentamente, se ne era smarrita la memoria, e d’altra parte è possibile non fosse stato un caso se questi promontori aspri avessero fatto da sfondo a molti dei cosiddetti spaghetti western degli anni ‘60 e ’70, in questa terra così simile alla Maremma e così accogliente per i cavalieri.

Acqua e roccia, scogli e boschi di qua e di là dall’Aurelia, e una mente evocata e confusa la mia che ormai cercava solo un posto in cui sedere, mangiare qualcosa, sostare un poco con le persone di lì. Per la verità la strada dell’andata l’avevamo smarrita da un pezzo, così anche tutte quelle fattorie e ristoranti che ci erano apparsi durante la salita, allora, quasi vicini alla strada del ritorno, ci accontentammo di fermarci al primo ristorante che incontrammo e che per la verità aveva un’architettura non proprio tipica.

Dentro era consueto e regolare, spazioso, pieno di gente e di clamore che lo stomaco dona alla voce. Le persone erano interessanti. Tutti lavoratori, tutti con le tute, le camicie di flanella da boscaioli, alcuni abbigliati da porto della vicina Civitavecchia, ed un’atmosfera confidenziale ed amichevole. Mangiammo di cuore per pochi soldi, ci trattenemmo a lungo. Il cibo era irregolare e fatto in casa, il gusto, dalla pasta al pane, confermavano l’impressione. Saremmo rimasti ancora a lungo, anche in silenzio, ma eravamo arrivati tardi, ed anche gli ultimi astanti stavano per abbandonare i tavoli. Io e il mio amico avevamo gli occhi pieni.

Finalmente avevo visto anche la Tolfa, ero arrivato a toccare quel luogo immaginario ed agognato da tempo. Non mi aveva deluso. Deluso piuttosto ero rimasto da Civitavecchia per cui passammo per tornare a Santa Marinella. Ed oggi mentre scrivo rammento quanto quei luoghi fossero vicini alla Maremma della mia infanzia e quanto fosse stata quella vicinanza a chiamarmi, rammento anche le parole dei figli di Roberto Rossellini che recentemente avevano detto di aver lasciato il loro cuore bambino dietro il cancello della loro Villa. Ebbene anch’io forse avevo lasciato non poco di quelle settimane al mio primo mare, anch’io uno spicchio di cuore profondo quanto lui. Anch’io anonimo, in posti ormai quasi anonimi, ma che come noi avevano ospitato anche la serenità e la gioia, la vita privata e fortunatamente inconfessabile di alcune tra le persone più celebri al mondo.

Pubblicato da aiutobonariacomposizione

Dopo varie esperienze personali di reclami per le più varie esigenze di vita quotidiana in cui purtroppo tutti noi abbiamo modo di imbatterci: dai problemi di richiesta di verifica di bollette spesso discutibili, difficoltà nelle domiciliazioni bancarie e controversie varie rispetto a problematiche relative ad utenze, mancati o tardivi interventi tecnici per il ripristino di servizi interrotti, segnalazioni di situazioni di degrado ambientale oppure ricorsi alle Autorità Garanti o ai sistemi stragiudiziali di risoluzione delle controversie, ho nel tempo maturato la convinzione e l’esperienza che molti rinunciano alla tutela dei propri diritti o per mancanza di conoscenza o per mancanza di tempo, pazienza, capacità di seguire la burocrazia dei reclami. Eppure, qualora si sappia impostare nel modo giusto un reclamo, un ricorso o una segnalazione, peritandosi di individuare anche i corretti referenti ai quali far giungere la nostra comunicazione, molto spesso buona parte delle problematiche possono essere verificate e risolte senza rinunciare alla tutela dei propri diritti e senza affidarsi da subito all’assistenza di un legale che, oltre a dimostrarsi talora un decisione piuttosto costosa, è anche troppo spesso una strada lunga ed eccessiva per la risoluzione di alcune controversie più facilmente affrontabili con una giusta segnalazione della problematica o ricorrendo a canali di risoluzione spesso disponibili ai cittadini ma dei quali si ha scarsa conoscenza. Sia in prima persona che poi, successivamente, aiutando alcuni miei amici, mi sono reso conto che era possibile, in gran parte dei casi, affrontare problematiche di varia natura semplicemente impostando correttamente la richiesta o la segnalazione di cui necessitavano. Nel tempo molte persone, solo con il passaparola si sono rivolte a me perché “sfinite” da vari disguidi per i quali non riuscivano a trovare risposte, anche a loro, in base al tempo a mia disposizione, ho cercato di dare un aiuto. Più di uno mi ha consigliato di estendere questa mia esperienza alle moltissime persone che avrebbero potuto giovarsene, ed ho sempre risposto che lo avrei fatto se avessi potuto vivere di rendita, poiché impostare un reclamo o segnalazione nel modo corretto necessita di cura, concentrazione e tempo. Poi le continue richieste e la buona percentuale di risposte e di soluzioni, mi hanno convinto a comunicare questa possibilità. Per cui, per chi ne necessitasse, mi rendo disponibile a valutare le necessità di segnalazione, reclamo o ricorso a fronte di un rimborso spese, configurabile come un contributo libero per il tempo necessario alla predisposizione del reclamo (non essendo io né un avvocato né un’associazione di consumatori o altro ma un semplice cittadino). Ho voluto chiamare questa mia piattaforma web A.B.C., acronimo di “Aiuto per la Bonaria Composizione delle Controversie” perché credo che di questo semplicemente si tratti, un’ABC dei diritti che troppo spesso, purtroppo, anche per poca conoscenza o esperienza, paiono non esistere.